​SENZA TITOLO

In un brano di qualche anno fà Daniele Silvestri cantava “…ma salutatemi il secondo perché conta solo il primo”.
Ecco. Appunto.

Sergio D’Angelo, nel suo articolo fà riferimento al presidente, l’allenatore, i loro estimatori e detrattori, i fatturati delle altre e del Napoli e via discorrendo.

Bene.

Io, stamane, parto dall’episodio dei festeggiamenti dei tifosi foggiani per la promozione in Serie B.

I pugliesi non hanno avuto di meglio da intonare, nei loro cori, che il solito “refrain” contro Napoli e i napoletani, il Vesuvio, ecc.

Al di là della pochezza, della miseria (nel senso più negativo possibile del termine) delle menti di questa gente c’è un qualcosa che si ricollega all’inizio di questo pezzo ed a quello di Sergio.

Scegliere il Napoli, per un calciatore, (più di qualsiasi altra squadra del mondo) significa abbracciare una causa. Senza mezzi termini.

L’identificazione squadra-città che c’è da noi non è riscontrabile in nessun’altra parte del mondo.

Diego Armando Maradona ne sà qualcosa.

Tutto questo è bellissimo. Stupendo. Unico.

Ma vuol dire anche pressione. Una enorme pressione.

Napoli vive di calcio, respira calcio. Napoli, inconsciamente, usa il calcio come riscatto sociale. Chi è giocatore del Napoli questo lo percepisce già al primo impatto con l’ambiente.

Lo striscione esposto dalla curva B in occasione del recente incontro di Champions, dove si ricordavano i sacrifici di molti per difendere le mura della città, dice più di mille trattati sociologici su cosa voglia dire indossare la maglia azzurra. 

Vincere qui è qualcosa di speciale, di unico, di estremamente difficile.

Pressione. Tanta. Tantissima. Ma anche amore incondizionato, quello dei napoletani. Anche questo difficilmente riscontrabile altrove.

Per quel che riguarda la forbice che ci divide da “loro”, personalmente non me ne faccio una ossessione (molti, consci o meno, sì – e credo sia un limite).

Io credo che possiamo ambire a qualcosa di veramente importante pur senza dover investire capitali che francamente non ci sono.

È la progettazione la chiave di volta di un successo. 

Sul rapporto De Laurentiis – Sarri non vedo grosse rivoluzioni, nell’immediato.

I fattori esterni (alias altri club) saranno come sempre determinanti per la permanenza o meno del tosco-napoletano.

Concordo con Sergio sull’esigenza di non dover pensare allo scudetto (il resto non conta, fondamentalmente, diciamocela tutta) in modo ossessivo (anche se è facile a dirsi ma…).

Dobbiamo goderci questa squadra fino all’ultimo secondo della stagione. 

Forse il secondo posto è davvero lontano. Chissà.

Ma questo Napoli è una delizia per gli occhi.

Comunque vada.

Divertiamoci e basta.

Poi, sarà quel che sarà.
Giulio Ceraldi
##ForzaNapoliSempre

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